Nel panorama musicale italiano emergono continuamente nuovi talenti, ciascuno con la propria storia e il proprio percorso. Tra questi, Steve si distingue per la sua capacità di trasformare emozioni intense in musica. Con una carriera ancora in crescita, ma con una visione chiara del proprio cammino, Steve racconta la sua esperienza artistica attraverso dieci domande, offrendoci uno sguardo autentico sul suo mondo.
1. Quando hai deciso di dedicarti alla musica e perché?
Durante la pandemia ho sentito un’urgenza creativa, una spinta interiore a trasformare emozioni e pensieri in musica. È stato un periodo di riflessione e cambiamento, e scrivere canzoni è diventato il mio modo di dare voce a ciò che sentivo. Da quel momento, la musica è diventata una parte fondamentale del mio percorso artistico.
2. Quali sono stati i tuoi primi passi nel mondo della musica?
Sin da ragazzo sono sempre stato un grande ascoltatore di musica, affascinato da sonorità e testi che riuscivano a trasmettere emozioni profonde. All’età di 15 anni ho sentito il bisogno di fare qualcosa di mio e ho iniziato a sperimentare, scrivendo e producendo le mie prime canzoni in modo del tutto spontaneo e rudimentale. Non avevo grandi mezzi né particolari conoscenze tecniche, ma la passione mi spingeva a provare, a giocare con i suoni e le parole. È stato il primo passo di un percorso che, nel tempo, si è evoluto fino a diventare una parte essenziale della mia espressione artistica.
3. Qual è il tuo genere musicale?
Il mio genere di riferimento è principalmente il pop, ma sono sempre alla ricerca di nuove sonorità e influenze. Sto sperimentando con diversi stili per esplorare nuove sfumature musicali e trovare la mia identità artistica. Mi piace lasciarmi ispirare da generi diversi, mescolando elementi che possano dare un tocco unico alla mia musica e renderla un’espressione autentica di ciò che sento.
4. Quali artisti hanno influenzato la tua scelta musicale?
Tra le influenze che possono aver segnato il mio percorso ci sono alcuni grandi nomi del pop italiano anni ’80, come Lucio Dalla, Vasco Rossi, Gianna Nannini, Eros Ramazzotti, Mina, i Matia Bazar, Antonello Venditti e Luca Carboni. Ognuno di loro, a modo suo, ha contribuito a plasmare il sound di quegli anni, unendo melodia, sperimentazione e testi intensi.
5. Ti stai già esibendo?
Al momento sto ancora progettando il mio primo live, ma voglio aspettare l’uscita del mio secondo album prima di iniziare a strutturarlo concretamente. È un passo importante e voglio che sia curato nei minimi dettagli. Nel frattempo, diverse location in tutta Italia, da Milano a Viterbo, fino a Bari e Narni, mi hanno già dato disponibilità per esibirmi, il che mi dà ancora più motivazione per portare la mia musica dal vivo e creare un’esperienza autentica per chi mi segue.
6. Cosa ne pensi dei Talent Show?
Credo che i talent show abbiano un ruolo importante nel dare visibilità a nuovi artisti e offrire opportunità a chi altrimenti faticherebbe a farsi notare. L’Italia è un paese ricco di creatività e talento, e avere piattaforme che permettono a giovani musicisti di emergere è sicuramente positivo. Detto questo, al momento non è una strada che mi interessa percorrere. Sono concentrato sul mio percorso artistico e sulla mia musica, e partecipare a un talent non è tra le mie priorità.
7. Cos’è la musica per te?
La musica, per me, è stata una vera ancora di salvezza. L’anno scorso attraversavo un periodo particolarmente difficile, e scrivere canzoni mi ha permesso di liberare emozioni che tenevo imprigionate da troppo tempo. È stato come dare voce a ciò che dentro di me cercava disperatamente un modo per uscire. La musica è più di una passione: è un rifugio, una cura, un battito che mi ha riportato alla vita nei momenti in cui tutto sembrava spento. Per me, la musica è salvezza.
8. Descrivi il tuo ultimo singolo con 3 parole.
Il mio ultimo singolo, Algofobia, è un viaggio nei meandri più oscuri della paura del dolore fisico. L’ho scritto in una calda sera d’estate, a giugno 2024, quando il silenzio della notte sembrava amplificare ogni pensiero. Racconta quel limbo in cui il dolore si mescola al terrore di provarlo, fino a diventare un peso insopportabile. A volte, non è la sofferenza in sé a schiacciarci, ma il terrore di riviverla, di lasciarla entrare e travolgerci. È una lotta silenziosa, un’ombra che ci trattiene quando tutto ciò che vorremmo è trovare una via d’uscita.
9. Quando prevedi di uscire con un nuovo singolo o un nuovo album?
Macchie d’Inchiostro, in uscita intorno a maggio, è il mio secondo album e rappresenta un viaggio intenso e sfaccettato alla ricerca della mia identità artistica. Ogni brano è un tassello di questa esplorazione, un esperimento sonoro che mi ha portato a spaziare tra generi e atmosfere diverse. Dal pop al rock, dalle ballad italiane più classiche a sonorità inaspettate, il disco raccoglie pezzi come Io Impulsivo (Tu Riflessivo), È Natale Anche Lassù, Diecimila Passi e Cocktail Dolore. L’obiettivo? Spingermi oltre i confini della mia musica, provare, rischiare, lasciarmi sorprendere.
10. Abbandoneresti l’Italia per vivere un’esperienza musicale all’estero?
Attualmente, il mio focus è sul mercato italiano, dove risiedo e dove vivono i miei amici, che sono una parte importante della mia vita. Non ho intenzione di trasferirmi all’estero, né considero questa possibilità al momento. Voglio piuttosto immergermi nelle sonorità che più mi appartengono, quelle che evocano la mia terra d’origine, cercando di esprimere attraverso la musica l’essenza di ciò che sono e di ciò che mi circonda.
Steve è un artista che ha fatto della sua musica un ponte tra emozioni e sperimentazione. Con il suo secondo album in arrivo e il desiderio di portare la sua musica dal vivo, il suo percorso è in continua evoluzione. La sua determinazione e la sua capacità di raccontarsi attraverso le canzoni lo rendono una voce interessante nel panorama musicale attuale. Il futuro è tutto da scrivere, e Steve è pronto a lasciare il suo segno.